Inesorabilmente (e fortunatamente) ritorna l’estate.
Con essa, tornano al nostro cospetto i tormentoni estivi, esodi e controesodi da epopea sulle strade italiane e, perché no, anche i polveroni social.
Gli ultimi casi, in ordine cronologico, riguardano (anche) il mercato immobiliare e, nello specifico, quello degli affitti brevi delle cosiddette “case vacanze”. Ma da dove è partito tutto?
IL CASO
Santa Maria di Ricardi, piccolo paese sul mare vicino alla ben più nota località turistica di Tropea.
A maggio, Filippo Mondella, il proprietario, ha ultimato i lavori della sua nuova “Guest House”, ribattezzata Casa Vacanze Ciufo.
Già, perché il proprietario della casa vacanza sembra abbia fatto tutto per bene: la ristrutturazione, addirittura la piscina; le trova persino un nome per poter iscriversi e pubblicizzare così la sua magione su Booking, uno dei più famosi portali internazionali di ricezione e ospitalità.
Ma è proprio su quest’ultimo aspetto, l’ospitalità, sembra esserci qualche problema.
La casa, come detto, è nuova e attira subito l’attenzione di molti. Tra questi due ragazzi di Napoli, si scoprirà in seguito una coppia omosessuale. I due giovani prenotano regolarmente la casa dal sito del portale. Se si fossero fermati qui, probabilmente, le cose sarebbero andate a finire diversamente.
SCOPPIA LA POLEMICA
La meticolosità di uno dei due spinge a contattare direttamente il proprietario per ricevere maggiori informazioni circa la casa, la consegna delle chiavi, ecc. Normale amministrazione insomma.
Ed è qui che scatta qualcosa. Forse la scrupolosità, forse una parola di troppo o usata in un contesto inusuale, fa scattare nella testa del locatore un terribile dubbio, che lui pensa e tenta di risolvere nel peggiore dei modi.
Preoccupandosi di non voler sembrare ciò che in realtà dimostra di essere, scrive quanto segue a quello che sarebbe dovuto essere il suo locatario per un weekend.
Immediato lo sdegno della coppia di Napoli, com’è anche immediata la cancellazione della loro prenotazione.
Ma ovviamente (e giustamente) questo non basta.
I due ragazzi denunciano l’accaduto all’Arcigay di Napoli, la quale (altrettanto giustamente) ha provveduto a rendere pubblica la vicenda, in un tam-tam che si è protratto fino a questa settimana, con l’ultimo caso di discriminazione attuato da un locatore salentino.
LA LEGGE IN ITALIA
Al di là delle opinioni personali di ciascuno di noi, vediamo però nel dettaglio cosa dice, e dovrebbe dire, la legge italiana a riguardo.
Ma prima lasciateci fare una piccola premessa: frasi del tipo “La casa è mia e l’affitto a chi mi pare” lasciano il tempo che trovano.
La legge italiana a questo riguardo è chiarissima: dal momento in cui decidiamo di affittare un nostro immobile, immettendolo di fatto nel mercato e a disposizione di un pubblico, siamo tenuti a rispettare le leggi dello Stato.
Quindi, non è possibile discriminare i potenziali locatari in base al proprio orientamento sessuale, alla razza o a qualsiasi altra caratteristica discriminante.
I decreti legislativi n. 215 e 216 del 2003 sanciscono il diritto alla parità di trattamento, sia nel settore pubblico che nel privato, con specifico riferimento alle seguenti aree:
a) accesso all’occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione;
b) occupazione e condizioni di lavoro, compresi gli avanzamenti di carriera, la retribuzione e le condizioni del licenziamento;
c) accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale, inclusi i tirocini professionali;
d) affiliazione e attività nell’ambito di organizzazioni di lavoratori, di datori di lavoro o di altre organizzazioni professionali e prestazioni erogate dalle medesime organizzazioni;
e) protezione sociale, inclusa la sicurezza sociale;
f) assistenza sanitaria;
g) prestazioni sociali;
h) istruzione;
i) accesso a beni e servizi, incluso l’alloggio.
LE CONSEGUENZE
Praticamente a nulla è servita la risposta del proprietario, che sostiene:
“Non volevo offendere, ma questa è casa nostra e preferiamo così. Crediamo nella famiglia tradizionale (…). Siamo cattolici e ospitiamo solo famiglie tradizionali.”
Il richiamo alla tradizione famigliare italiana è del tutto inutile.
In Italia la discriminazione è un reato.
Il portale Booking, evidentemente ben informato su quale sia la legge italiana in merito, ha sospeso subito l’host e la sua Guest House, annullando di fatto qualsiasi altra prenotazione.
Mentre per quanto riguarda il locatore, qualora i due ragazzi volessero procedere secondo la legge denunciandolo, oltre ovviamente a dover restituire tutti i soldi della prenotazione, dovrà risarcire anche il danno derivante dalla discriminazione commessa e rischia fino a 3 anni di reclusione.
E LE AGENZIE IMMOBILIARI?
Nelle grandi città il flusso di persone in cerca di un alloggio in affitto è in continuo aumento e le agenzie immobiliari sono sempre più coinvolte nel processo di ricerca dell’affittuario a seguito di un mandato da parte del proprietario.
Questo impone all’agente immobiliare di procedere nella ricerca osservando scrupolosamente le leggi di riferimento, ricordandosi che la deontologia professionale impone l’applicazione scrupolosa di ogni norma di riferimento. Per via di ciò, non possono comparire annunci discriminatori nei confronti degli stranieri e degli omosessuali.
Non è compito della categoria contrastare l’illegalità derivante dal comportamento del cliente privato, per questo ci sono le Istituzioni. Ma l’agente immobiliare deve rifiutare mandati che contengano richieste discriminatorie da parte del proprietario e, se a lui consentito, illustrare le conseguenze che un’azione di questo tipo potrebbe procurare.
N.B. Qualora le parti interessate volessero aggiungere informazioni e/o dare la propria versione dei fatti sono invitate e pregate a farlo scrivendoci o commentando il post.